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Azzorre. Il viaggio di una bambina ormai donna alla ricerca di una verità liberatoria

Una storia vera. Un reportage di viaggio che diventa un romanzo disarmante. Alla ricerca di una verità salvifica, liberatoria.

Nel 1989 un aereo partito da Bergamo, con 144 persone a bordo, si schianta su una montagna delle isole Azzorre. Cecilia Giampaoli, perde il padre nel disastro, aveva 6 anni. Dopo 25 anni parte da sola per l’arcipelago. Qui incontra diverse persone, alcune legate all’incidente in qualità di isolani, altre direttamente coinvolte. Tra testimonianze, dicerie, reticenze, incontri fortuiti e incontri cercati, il quadro della versione ufficiale dei fatti si complica andando a toccare dolorosamente le cicatrici del lutto e mettendo in discussione il concetto stesso di verità, mentre il pellegrinaggio di Cecilia prosegue tra luoghi rurali, naturali e interiori, fino alla montagna dello schianto. A Lisbona l’aspetta la fine del viaggio: una cena – salvifica, liberatoria – a casa dell’uomo che venticinque anni prima si era trovato a dare indicazioni sbagliate dalla torre di controllo di Santa Maria. Un viaggio coraggioso quello di Cecilia Giampaoli che nel suo libro (Azzorre, Neo Edizioni, 2020, 12 pag.) dà vita ad una narrazione toccante e avvolgente.

“Nuvole basse sull’acqua coprono il sole. Mi siedo sul bordo dell’altipiano. Cielo e mare sono chiari, quasi bianchi. Nessun rumore, solo gli uccelli e, molto molto in basso, le onde. Se potessi smettere di pensare, qui farei esperienza del mondo così com’è”.