L’identità dei murales nel conflitto in Irlanda del Nord

In quel dedalo di viuzze tutte uguali mi persi. Mi accorsi che avevo sbagliato strada soltanto dopo aver visto i murales presenti nei quartieri attorno al centro città.

La prima volta che misi piede a Belfast, verso la fine degli anni Novanta, la città era completamente militarizzata. C’erano check point ovunque, blindati dell’esercito inglese parcheggiati a ridosso delle principali arterie cittadine, militari in pattugliamento per le strade, polizia schierata dappertutto ed un elicottero in volo sulla città ventiquattr’ore al giorno.

In quel dedalo di viuzze tutte uguali mi persi. Mi accorsi che avevo sbagliato strada soltanto dopo aver visto i murales presenti nei quartieri attorno al centro città.

Quelli di Shankill verso nord, dove vive la popolazione protestante, erano a carattere lealista. Quelli di Falls Road a sud, dove vive la popolazione cattolica, a carattere nazionalista. In mezzo, a dividere le due comunità un muro, la Peaceline, anch’esso addobbato con graffiti e dipinti più o meno caratteristici.

In questo panorama i cui colori dell’arte facevano a pugni con il cielo plumbeo della città, la ruggine delle inferriate e il verde militare dell’esercito inglese, Belfast mi accoglieva con tutta la sua inquietudine.

Nacque così quello smisurato desidero di perdersi ancora e andare alla ricerca dei murales che ai tempi erano l’unica vera nota di colore in tutto il contesto nordirlandese. Scoprii ben presto che non solo la città era piena di graffiti e paintings on the wall, ma che in luoghi altrettanto famosi come Derry e Portadown e meno frequentati come Lurgan, Lisburn, Omagh, Dungannon, Newry e in tutto il South Armagh repubblicano in piccoli villaggi come Bessbrook, Camlough, Keady, Forkhill erano presenti vere e proprie opere d’arte che si accostavano alla Union Jack britannica o al tricolore irlandese.

Nei successivi venticinque anni la “caccia ai murales” ha partorito migliaia e migliaia di scatti ai piedi di casette tutte uguali ma con identità completamente differenti. Un tout court di diversità quasi impossibile da inseguire sia per le modifiche urbanistiche che hanno portato all’abbattimento e alla costruzione di nuove case che hanno cancellato per sempre i graffiti, sia per la voglia di aggiornare la storia cambiando i soggetti dei dipinti periodicamente.

Restano le foto, tantissime immagini che come in un mosaico variopinto compongono il ritratto multicolore di due comunità divise tra loro da muri e filo spinato, ma accomunate dalla stessa passione verso l’arte.

 BREVE REPORTAGE FOTOGRAFICO

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