“Ol’ Man River” è il modo in cui viene chiamato il Mississippi da sempre paragonato ad un vecchio uomo che metaforicamente rappresenta un fiume vissuto intorno al quale si è strutturata la storia di un popolo, quello americano. Un Paese che intorno al suo corso ha visto nascere e morire sogni e ideali nella costante ricerca di sé stesso.
Il lento e perenne scorrere del grande fiume divenuto nel tempo allegoria della vita degli schiavi neri che sul Mississippi lavorano tutto il giorno mentre i padroni bianchi se la godono. Temi, quelli del fiume, del lavoro dell’uomo, del razzismo e del riscatto, presenti in molti spiritual e gospel neri, poi ereditati anche dalla musica popolare e naturalmente dalla scrittura. Si è scritto tanto e di più su questo fiume e sull’omonimo Stato in cui a sterminate foreste si alternano molte zone caratterizzate da corsi d’acqua incontaminati.
La storia del Mississippi è molto affascinante così come lo è questo bel libro edito da La Frontiera Selvaggia in cui l’autore, Eddy L.Harris, narra la sua avventura in canoa lungo il corso del fiume, vivendo il prima persona il fascino del “vecchio uomo” e il razzismo profondo delle sue genti. Un viaggio epico in cui la forza e la magia della solitudine si integrano alla perfezione con la natura selvaggia in un ambiente unico visto e vissuto dal basso e a pelo sull’acqua. Un punto di vista inesorabilmente privilegiato da cui osservare sé stessi, la natura, il mondo. Un mezzo di trasporto lento che a tratti si lascia trasportare dallo scorrere del fiume. Un rapporto stretto uomo natura in cui il viaggio rappresenta il modo migliore per ritrovarsi senza tralasciare le dinamiche storiche di un gigante che lento ed inesorabile continua a segnare la terra americana.